“La nostra salute – Cronache dalla medicina” presenta:

Intervista con il prof. Ugo Delfino: tutto sulla nevralgia del trigemino

a cura del dott. Giorgio d’Ausilio

Per leggere la trascrizione integrale dell’intervista, scarica il pdf cliccando qui.

Tutto iniziò 7 anni fa; quando, passeggiando, improvvisamente e senza alcun preavviso, fui come folgorato da una scarica elettrica che per circa 15 secondi mi attraversò con un dolore insopportabile la parte sinistra della mia mandibola e da quel momento, per lunghi 5 anni, tornò a manifestarsi cinque o sei volte durante la giornata. Consultai dentisti, neurologi, terapisti del dolore, che con i farmaci e anche con anestetici locali a livello della mandibola, cercavano di darmi qualche temporaneo sollievo, creando uno stato di confusione mentale che però mi toglieva ogni velleità lavorativa. Poi, finalmente, vidi una luce in questo mio buio tunnel doloroso; in quanto un amico anestesista, il professor Fanchiotti, mi parlò del professor Ugo Delfino, già primario del Centro per la Terapia del Dolore presso il grande ospedale delle Molinette di Torino; che era andato in pensione e si occupava e tutt’ora si occupa di interventi chirurgici, minimi e non invasivi, esclusivamente mirati alla risoluzione della nevralgia del trigemino. Ci credetti, mi affidai fiducioso alla sua professionalità in questo campo, fui operato ponendo fine al mio lungo calvario. Oggi, fortunatamente, a Dio piacendo sto bene e faccio una vita normalissima.

dott. Giorgio d’Ausilio, “La nostra salute”, in onda su Radio Oreb.

 

Di seguito un breve estratto dell’intervista:

 

Professor Delfino, ecco: io vorrei subito questo: che lei spiegasse ai nostri ascoltatori quando, dove e perché una nevralgia a carico del trigemino insorge – ma soprattutto: qual è la causa che la determina.

“Intanto dobbiamo dire che la nevralgia trigemino si manifesta quasi sempre (come lei ha già anticipato) con una improvvisa e violenta scossa molto dolorosa – questo sempre – che è bravissima e colpisce una parte del viso. Le cause sono molto conosciute e molte non lo sono: le malattie della bocca ma specialmente quelle dei denti – e intendo riferirmi ai denti trascurati, i denti ammalati, denti cariati – possono essere una buona causa per scatenare la nevralgia trigemino, proprio perché i rami di questo nervo arrivano ai nostri denti; ma esistono le malattie neurologiche. Pensiamo alla sclerosi multipla che quasi sempre è abbinata alla nevralgia trigemino: molti pazienti non soltanto soffrono della sclerosi ma col passare degli anni hanno anche la sorpresa di questa nuova compagnia. Poi ci sono le malattie dismetaboliche – che sono una buona causa; le malattie circolatorie; e poi esistono tante altre cause che, praticamente, noi non conosciamo con precisione.”

 

Possiamo dire, Professor Delfino che questa maggior frequenza di insorgenza, in questi tempi, della nevralgia del trigemino, è dovuta anche all’aspettativa di vita sempre più lunga che potrebbe essere una concausa.

“Lei ha detto benissimo: la nevralgia del trigemino, noi sappiamo che colpisce prevalentemente gli anziani e i vecchi è l’età in cui noi vediamo prevalentemente la nevralgia è quella compresa tra i 60 e gli 80 anni.”

 

Per quella che è la sua grandissima esperienza di migliaia di casi sulle varie possibili terapie chirurgiche, quali sono le tecniche più in uso oggi e con quali risultati?

“Ecco questa penso che sia la domanda “cruciale”; perché tecniche di metodiche ne esistono parecchie. Però bisogna vederle nella loro interezza: ossia vedere i pregi e i difetti; e quindi, come ho detto, prima partendo dal presupposto che nella nevralgia al trigemino il ganglio interessato non guarisce né con i farmaci né con l’intervento. La procedura risolutiva più indicata al giorno d’oggi è solo quella metodica più mirata, poco invasiva e più sicura; perché ha effetti collaterali limitati, è reversibile; e la sua durata a volte è anche di 20 30 anni. Questo va detto, perché esistono altre metodiche, molto più invasive, talvolta molto pericolose (perché le complicanze sono talvolta drammatiche); ma esistono altre procedure anche più ridotte, meno invasive ma quando non riescono alla perfezione lasciano dei danni irreversibili – intendo dire: il bruciore devastante che non si risolve neanche con i farmaci. I pazienti sono costretti a assumere quotidianamente e continuamente preparati morfinici. Ossia: noi, con queste metodiche, vediamo pazienti che, con una semplice nevralgia del trigemino, finiscono nella schiera dei drogati per colpa esattamente medica.”

 

…perché finiscono per prendere la morfina, praticamente.

“La termolesione è una bruciatura. Ora se la bruciatura è fatta nella zona esatta, ha una temperatura perfetta e una durata perfetta (quindi sono tre varianti), l’intervento è perfetto. Parliamo invece di quelli che non hanno avuto positive queste tre varianti. Vede: questi sono dei pazienti legati alla sofferenza per il resto della loro esistenza. Questo è il dramma nella scelta delle metodiche.”

 

Proprio in questo contesto, io le chiedo: dove e come affronta chirurgicamente questo problema? Lei ha detto poco fa che non si può parlare di “guarigione” della nevralgia del trigemino – ma allora io le chiedo: perché il dolore sparisce? Può spiegarci perché il dolore sparisce con la sua tecnica operatoria e chiarire una volta per tutte come avviene il suo intervento operatorio? Lei ha detto addirittura prima che si può protrarre questa assenza di dolore per anche 20 30 anni – quindi dopo un certo tempo il problema in teoria potrebbe ripresentarsi…

“Il trigemino ha dei rami che interessano tutto il nostro viso. Questi rami fanno capo ad un ganglio: il ganglio di Gasser. Questo ganglio si trova all’interno del cranio. Le fibre che conducono al ganglio non sono tutte uguali – esistono fibre di tipo diverso: le fibre motorie, le fibre tattili, le fibre dolorifiche. Le prime due, motorie e tattili, sono fibre più grosse – all’esterno c’è la mielina che le riveste e le protegge. Le fibre dolorifiche – le fibre più sottili, le fibre C, – sono prive di rivestimento mielinico. Quando noi raggiungiamo il ganglio e facciamo una somministrazione minima di etanolo (alcool al 95%) vengono danneggiate le fibre più delicate, ossia le fibre C. Ecco perché il paziente, dopo una settimana, non ha più dolore, riprende la sua motilità, perfetta come prima, e anche la componente tattile.”

 

Quindi viene praticamente (uso un termine un po’ giornalistico), “interrotto” un certo collegamento.

“Sì, per capire il suo funzionamento del trigemino, bisogna immaginare un circuito elettrico. Lei interrompe i fili nella certa zona, quindi lo stimolo parte dalla periferia ma arriva al ganglio e al ganglio c’è l’interruzione creata dall’etanolo, somministrato in dosi minima. La sua domanda comprendeva anche un altro aspetto, ossia la tecnica. La tecnica, diversa da tutte le altre, consiste nel raggiungere, nel paziente sedato con la fluoroscopia, e quindi sotto radiologia, un foro naturale che si chiama il “Foro Ovale” e che abbiamo alla base del cranio, più esattamente nell’osso sfenoidale; e un ago, che attraversa questo foro di 5 mm, e porta la punta dell’ago, dopo 4-5 millimetri di profondità all’interno del ganglio. Quindi noi, senza taglio, senza punti, senza rischi, raggiungiamo in maniera sedata e quindi in maniera incosciente per il paziente, il ganglio. Somministriamo una dose di 0.2 millilitri di etanolo, che corrisponde a 3 gocce, una dose minima ma centrata sul ganglio, e abbiamo un beneficio che può durare 20-30 anni.”

 

È quindi praticamente un intervento che non è invasivo.

“Non è invasivo minimamente, perché l’ago viaggia nella guancia sotto scopia, quindi non è un ago che va vagando nel nostro capo, nella nostra guancia. È un ago che viene inserito nella guancia quando già io vedo il foro. Quindi tutto il cervello, tutta la parte nervosa, non si accorge di quello che succede – e quindi ovviamente non esiste nessun rischio.”

 

Le chiedo anche un’altra cosa: questo intervento dura poco, dura un certo tempo…?

“Come detto poc’anzi: le fibre non rivestite sono le fibre dolorifiche, che sono le più sottili e quelle danneggiate. Danneggiando queste fibre, va via il dolore. Col passare dei decenni, il nostro organismo le ripara – quindi può capitare che la fibra riprende a funzionare e l’intervento si può ripetere. Cosa che invece con le altre metodiche non succede, perché: l’organismo ripara il danno chimico ma non esiste possibilità di riparazione del danno termico, la bruciatura. Quindi è una differenza drasticamente notevole e definitiva: uno è un danno chimico reversibile nell’arco di decenni, l’altro è un’interruzione definitiva.”

 

Le è mai capitato di vedersi arrivare dei pazienti, operati con tecniche diverse, ai quali poi sono sorti problemi di varia natura? Cioè, in tali pazienti, mi pare di aver capito che lei può intervenire molto difficilmente. Oppure i danni post-operatori che si sono presentati alla sua attenzione sono danni veramente irreversibili?

“Il discorso è esattamente questo: vediamo sempre più frequentemente pazienti che hanno subito interventi che creano insensibilità della zona trattata o peggio ancora, provocano bruciore continuo nella zona in cui è arrivato il danno sul trigemino. Questi sono pazienti, in numero sempre più elevato, per i quali non si può fare nulla, in cui il danno è stato eccessivo.Una bruciatura non ha più possibilità alcuna di essere riparata, né con i farmaci né l’intervento, né col tempo.”

 

Vorrei concludere facendole una domanda finale: se a lei professor Delfino capitasse, malauguratamente, una nevralgia del trigemino; ecco: quale metodica chirurgica accetterebbe per la sua malattia?

Le rispondo con tutta franchezza: io spero che qualche d’uno dei miei colleghi impari la mia metodica; perché so che con quella, alla peggio, se non mi riesce bene, non mi crea dei danni – ma sono sicuro che, realizzata con la semplicità e con la precisione che io ho operato in tutti questi anni, il beneficio per me sarà sicuro, perché la metodica è sicura, poco invasiva e non rischio nessuna complicanza.”

 

Questo è tutto. Grazie professore per tutto quello che ci ha detto, grazie a voi per la cortese attenzione e appuntamento a tutti alla prossima puntata della nostra salute. Arrivederci.

“Grazie a lei, dottore.”

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