Le opzioni chirurgiche oggi più utilizzate sono:
Microcompressione percutanea del ganglio di Gasser: compressione meccanica, a paziente sedato, del ganglio di Gasser mediante un catetere a palloncino di Fogarty. Presenta una buona percentuale di successo ma gli effetti benefici dell’intervento si esauriscono nell’arco di 6-8 mesi.
Decompressione neurovascolare microchirurgica: intervento chirurgico molto invasivo che richiede una craniotomia occipitale per raggiungere un presunto loop dell’arteria cerebellare sulla base del cranio, a distanza di 14-17 cm. Questo tipo di intervento è raramente risolutivo ed è gravato da serie complicanze.
Radiofrequenza del ganglio di Gasser: si arriva con un ago nel ganglio di Gasser e si trasmette una corrente a radiofrequenza attraverso un generatore in grado di creare una lesione termica nel ganglio. Può dare un buon risultato sapendo dosare temperatura, durata e sede; diversamente, può comparire dolore, insensibilità e bruciore incoercibile.